Chi ci conosce e ci segue sa quanto sia importante per noi la distinzione tra istituzioni e società, al punto che abbiamo coniato un nuovo termine per rappresentare queste due realtà: "politicità istituzionale" e "politicità sociale".
La prima tiene conto e comprende le azioni politiche, vincolanti per tutti, svolte da chi è nelle istituzioni (Governo, Parlamento, ...), le rappresenta, le gestisce a nome dell'intera nazione.
La seconda è l'insieme di strumenti, azioni e funzioni che consentono ai cittadini di elaborare idee e visioni politiche per indirizzare e controllare la politicità istituzionale nell’interesse della collettività. La politicità sociale, quindi, si sviluppa quando la società civile dispone di spazi politici e strumenti per formarsi, confrontarsi, esprimere le proprie istanze e proposte, partecipare alla elaborazione dei programmi elettorali e alla selezione dei candidati alle cariche elettive, verificare e valutare l’operato degli eletti.
Eccoci arrivati all'ultima puntata della nostra analisi sui candidati alle ormai prossime Elezioni Europee.
Come da tradizione, vogliamo concludere esprimendo un giudizio complessivo, non tanto sui contenuti di ciascun contendente, quanto sullo stile, sulle modalità, lasciateci dire "sulle FORME" che ogni partito ha adottato per presentare i propri concorrenti.
Ci siamo inventati una metrica, cioè un sistema di misura quanto più possibile indipendente e staccato dalla contesa politica in sè, in modo da riuscire a fotografare e misurare proprio e solo i comportamenti.