09. Rapporto con le istituzioni

[da completare]

Oggi la politica è sostanzialmente duale e per questo motivo è impossibilitata a funzionare correttamente.
Da una parte c’è la vasta società civile, l’elettorato in senso largo, anche organizzato in associazioni, gilde e così via.
Dall’altra c’è lo Stato.

Ma l’accesso allo Stato e all’istituzione in senso lato non sono regolamentati (vedi Legge sui partiti) e quindi la funzione dei partiti diventa l’occupazione dello Stato, con più o meno degenerazioni (la partitocrazia italiana in questo senso è uno straordinario modello negativo).

Il modello americano, se da una parte limita la funzione del partito a comitato elettorale, dall’altra privilegia enormemente il ruolo delle lobbies organizzate fino alla presenza istituzionale scoperta e solo apparentemente trasparente al Congresso.

In entrambi i modelli, quello europeo e quello americano, manca la funzione di “ponte” del partito correttamente inteso che si fa veicolo delle istanze della società, dei gruppi di interesse e li coagula coerentemente in un programma squisitamente politico e quindi potenzialmente onnicomprensivo.

Al momento delle elezioni, sulla falsariga di quanto accade negli scacchi, il pedone di parte in ultima casella va a promozione e diventa letteralmente altro da sé (una regina, un alfiere…a seconda delle varie funzioni richieste) e pur mantenendo il colore d’origine e quindi le sue idee di riferimento, si deve in sostanza spogliare del ruolo per diventare il rappresentante di tutti.


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