Metodo democratico, riflessioni su 49 Costituzione.

Sul metodo democratico auspico un dibattito più ampio e profondo rispetto a questa prima introduzione che trae spunto da uno scambio in mailing list fra Pino Polistena e me a inizio maggio.
Il mio punto di partenza è l’art 49 Costituzione: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
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Per quanto so, in argomento sono ampi dibattito, letteratura e prassi, ma carenti su metodo democratico: quale definizione? Cosa è? Come si pratica in concreto?
Per definire il metodo democratico penso ai seguenti punti:
    1. Ognuno ha diritto di parola.
    2. Ognuno ha diritto di parola, alla stessa qualità e quantità di parola: stesso mezzo, stesso tempo – se la  quantità è limitata, la si divide per il numero dei richiedenti.
    3. Ognuno ha diritto di parola, incluse le stesse informazioni, se le informazioni sono disponibili deve procurarsele.
    4. discussione aperte – per amor di conoscenza -.
    5. discussioni orientate a trovare una soluzione, indirizzate a proposte realizzabili.
Per definire il metodo democratico Ferrajoli (documento inviato da Pino mesi fa) ipotizza:
    1. uguaglianza e pari dignità degli iscritti,
    2. rispetto per il dissenso,
    3. libertà della critica,
    4. garanzie dell’opposizione interna,
    5. sistema proporzionale nell’elezione degli organi decisionali,
    6. previsione di assemblee di base in grado di vincolare o comunque di orientare le decisioni dei dirigenti,
    7. massima pubblicità e trasparenza, soprattutto di fronte agli iscritti, di tutti i processi decisionali del partito.
Fra le opinioni di Ferrajoli e le mie non vedo differenze insanabili, le ultime più attente a cosa fare in concreto: vogliamo partire da qui per cominciare a definire il metodo democratico?
Oltre a Ferrajoli, mi piacerebbe la guida di altri giuristi, a partire da Gherardo Colombo e Valerio Onida per citare chi mi pare sia stato vicino ad iniziative F&R.
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L’8 maggio Pino Polistena risponde alle mie sollecitazioni come segue
Per quanto riguarda il “metodo democratico” presente nella costituzione chiedo davvero l’aiuto di tutti per illustrare in termini chiari il punto dolente della questione che è di natura filosofica:
Il metodo democratico cioè la democrazia non è un principio come sembra ai più e come si sostiene ovunque. La democrazia ha senso solo se discende dalla politica ed è la politica a indicare la necessità del conflitto assieme al rispetto delle varie parti o idee o partiti.
Per ragioni che sarebbe lungo spiegare il cordone ombelicale tra politica e democrazia è stato reciso da tempo col risultato che la democrazia si atteggia a principio e può sostenere anche un dittatore (Putin, Erdogan e al Sisi eletti dal popolo col metodo democratico).
Le nostre riforme più che democratiche sono politiche perchè riguardano i rapporti e i limiti al potere. Una  democrazia evoluta (ben diversa dalla nostra) nasce da esse, cioè da riforme non democratiche ma che hanno di mira la limitazione del potere, (cioè della cosa che da sempre crea dominio e sofferenza tra gli uomini). In sintesi è la politica che salva, informa e sostiene la democrazia non il contrario.
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Se politica è gestione di una comunità – modi, procedure, soggetti – concordo con Pino: la democrazia discende dalla politica.
A ben considerare quanto scritto all’inizio il metodo democratico ha un’affinità profonda col dialogo, ed anche qui nuovamente concordo con Pino che chiede di riferire l’argomento alla filosofia.
Dubito che il conflitto sia necessario, dialogo non è conflitto è anzi metodo, modo per evitarlo, superarlo ma su questo specifico argomento pesano molto le definizioni; inoltre l’analisi fra conflitto e dialogo è penalizzata dall’esperienza finora vissuta, caratterizzata soprattutto dal conflitto.
Il metodo democratico non porta alla dittatura (Putin, Erdogan e al Sisi …). Anche su questo argomento è opportuno chiarire le definizioni, intanto brevissime considerazioni: la dittatura non rispetta i punti ipotizzati da Ferrajoli e me, rispettando questi punti il metodo democratico può portare ad un potere senza limiti? In ogni confronto – che non è necessariamente conflitto – è opportuno distinguere due diverse qualità, tipi: quella della discussione aperta, per amor di conoscenza, e quella della discussione orientata a trovare una soluzione, indirizzata a proposte da realizzare in concreto, sono gli ultimi due punti che ho ipotizzato. Fra l’altro, proprio in questi tempi emerge l’importanza di prestare maggiore attenzione alla decisione, e credo che questo argomento possa essere affrontato positivamente proprio lavorando sul metodo democratico. Che, in sintesi, vedo come un dialogo fra pari, che si riconoscono reciprocamente e provano a costruire soluzioni in modo cooperativo. A me pare semplice, spero non sia semplicistico.


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