Copio dalla mailing list interna.
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1 – Giuseppe Polistena <xxxxxxxxxx> 17 maggio 2021 11:31
Rispondi a: centro-studi-fr@xxxxxxxx
A: Centro Studi F&R <centro-studi-fr@xxxxxxxxx>, forme-e-riforme@xxxxxxxxxx
Cari amici In Italia esistono circa 90 mila enti i cui vertici vengono nominati periodicamente da istituzioni politiche.
Il problema delle nomine è uno di quei problemi ignorati o misconosciuti perchè la forma attuale ,che prevede una nomina da parte di un’istituzione esistente, appare l’unica possibile.
E’ facile riconoscere che tra i 90 mila enti comunali, regionali e nazionali, Il CSM è quello più importante perchè organo di rilievo costituzionale (da alcuni è ritenuto organo costituzionale).
Questo ente (Nella nostra terminologia, questa “forma”) ha un regolamento di nomina complesso perchè prevede una elezione da parte della magistratura (che come è noto è divisa in correnti) e una nomina pari ad un terzo di natura politica.
Circa 30 anni fa in una prima grossolana analisi fatta sugli enti (il cui numero è tuttora ignoto) avevamo stabilito (con L’associazione “La fionda”) che la soluzione sarebbe stata un sorteggio tra persone competenti e che l’inserimento di politici dentro il CSM era inopportuno e pericoloso.
Naturalmente il peso politico della nostra associazione era pari a zero e le cose continuarono ad andare secondo la forma vigente. Oggi il caso Palamara (peraltro ignorato da buona parte dei cittadini) dimostra che avevamo visto giusto: la forma patologica del CSM avrebbe potuto accogliere “contenuti” come Palamara e company e andava cambiata. Persino la lega parla di sorteggio.
Il problema è comunque generale e riguarda tutte le nomine perchè l’elemento più rilevante (anche questo ignorato) è che il sistema della nomine garantisce il collocamento di circa 100 mila persone ( che si aggiungono a quelle elette nelle istituzioni) collegate funzionalmente ai partiti che vivono di politica.
La comprensione di queste dinamiche è preliminare ad ogni riforma: occorre capire che le istituzioni non sono libere e vanno liberate.
Pino Polistena
2 – Matteo Zambelli <xxxxxxxxxxxx> 17 maggio 2021 12:04
Rispondi a: centro-studi-fr@xxxxxxxxxx
A: Centro Studi F&R <centro-studi-fr@xxxxxxxx>
Cc: forme-e-riforme <forme-e-riforme@xxxxxxxx>
https://www.ilgiornale.it/news/ecco-cambiata-nozione-diritto-1946974.html
In linea con l’argomento che Pino sta discutendo, allego un link \che potrebbe interessare.
Non esprime una MIA opinione; infatti sono in disaccordo con alcune puntualizzazioni che l’autore esprime e con alcune conclusioni che ne trae; ma e’ interessante verificare come in un certo senso emergano critiche di approccio FORMALE e di sistema.
Lascerei a Pino, se l’argomento fosse ritenuto interessante, un approfondimento di quanto l’autore descrive nell’approccio di Hobbes.
Sulla filosofia del Diritto che il Kelsen rappresenta, ho qualche antico ricordo universitario che non mi induce a condividere in particolar modo le opinioni dell’autore dell’articolo.
che ognuno si faccia il proprio punto di vista dopo aver letto l’articolo.
Spero possa dare spunti a Pino ed al dibattito interno del nostro Centro Studi.
Saluti a tutti Matteo
3 – Massimo Laccisaglia Arkios <xxxxxxxxxxxxxxxx> 17 maggio 2021 16:49
Rispondi a: centro-studi-fr@xxxxxxxxxxxxx
A: centro-studi-fr@xxxxxxxxxxx, forme-e-riforme@xxxxxxxxx
Gli enti sono diversi e credo sia impossibile stabilire una norma generale per tutti.
Dovrebbero esserci regole basate sulle competenze e sul merito e non sull’appartenenza. Questo dovrebbe essere un principio generale.
Per il CSM credo che sia una buona opportunità uscire ora con un articolo in supporto del sorteggio fra pari accreditati.
Chi potrebbe opporsi?
Potremmo provarci a scriverlo e a circolarlo.
Massimo
4 – Giuseppe Polistena 17 maggio 2021 17:18
L’idea di Massimo L. di scrivere qualcosa di concreto e operativo mi sembra buona.
Devo però segnalare che sono moltissimi i giudici, i politici oltre che molti intellettuali. che si oppongono al sorteggio con vari argomenti. Questi argomenti a me sembrano molto deboli ma più che altro si basano su una concezione delle istituzioni molto oligarchica e classista, tuttavia faccio notare che il modello in vigore è quello. Queste persone difendono lo status quo, una vecchia concezione delle istituzioni che le consegna nelle mani di determinati “poteri” e a dispetto dei danni del modello in vigore (che ha fatto crollare la fiducia nella magistratura) disposti a difenderlo pervicacemente.
Pino Polistena
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Di seguito le mie riflessioni.
Non ho mai apprezzato le difficoltà che con le loro parole gli specialisti aggiungono ad un argomento, ad una materia, in questo caso l’argomento è il diritto e gli specialisti sono i giuristi.
Questa mia critica punta alla necessità che il diritto venga rispettato e per questo ritengo che comprensibilità e comprensione siano le prime caratteristiche operative.
Trascuro le molte complessità dell’argomento per affermare che il diritto è un sistema semplice: è regola da rispettare – senza rispetto, il diritto non è, non esiste se non come forma vuota .
Quale regola? Quella che l’autorità ha dato.
La regola non basta dirla, scriverla, va rispettata in concreto, va verificato il rispetto, va punito il mancato rispetto: sono i compiti del giudice, e non soltanto del giudice.
Il diritto soffre in Italia, da tempo e non solo in Italia.
Soffre per la cattiva qualità di molte leggi, a volte pensate male e scritte male.
Soffre anche per la cattiva qualità dei giudici e della loro opera, troppo spesso ispirata a pavoneggiare la propria superiorità.
Alla legge scritta male, ed anche per questo compresa male, si aggiunge la cattiva qualità dell’opera dei giudici che oggi – anno 2021 – il caso Palamara rende evidente come spinta anche da pulsioni “politiche” che dovrebbero restare fuori dalla magistratura.
Come risolvere questo problema, la “politicizzazione”?
Mie opinioni, da modesto ex bracciante del diritto.
Mantenendo i magistrati in attività anche quando ricoprono cariche di categoria, con questo conservando la loro vicinanza alla vita reale e riducendo la quantità del “tempo politico”.
Reintroducendo la valutazione dei meriti nella progressione di carriera.
Migliorando la rappresentatività fra le varie componenti, ad es per anzianità di carica e di età, per funzioni, per provenienza geografica.
Si propone l’introduzione per sorteggio. Perchè no? Ma il caso Palamara rivela sorteggi a “risultato garantito” …
Quale ultima riflessione, ricordo che il giudice viene dalla società, vive nella società, applica leggi della società: impossibile migliorare il giudice senza migliorare la società e questi sono compiti della politica e prima ancora dell’educazione, in famiglia, nella scuola e (ancora una volta) nella società.
Duccio
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