Il percorso storico-culturale che affrontiamo cerca di validare la tesi secondo cui le nostre istituzioni non possono funzionare adeguatamente, non a causa dei comportamenti contingenti delle persone ma a causa delle forme storiche mediante le quali si sono sviluppate.
Partiamo dalla secolarizzazione (Machiavelli, Hobbes) che spostò la legittimità del potere dalla dimensione sacrale-divina a quella popolare. Consideriamo importante questo processo perché elimina la terribile connessione tra potere e sacralità che creava situazioni che oggi consideriamo barbariche. Arriviamo così alle istituzioni costituzionali moderne seguendo un percorso che dura più di tre secoli; eppure questo percorso non riesce a definire il senso e la funzione delle istituzioni politiche. Senso e funzione non diventano patrimonio della coscienza collettiva, per cui le istituzioni, in ogni dove, si allontanano sempre più dalla società civile. Prima ancora della democrazia è la politica che viene incanalata lungo una via minore.
Dobbiamo scoprire perché è avvenuto tutto questo.
Abbiamo qualche indizio in alcuni processi che si affermavano nei secoli moderni ma prima cerchiamo di capire cosa sono le istituzioni politiche attuali.
Istituzioni come forme
Cos’è un’istituzione politica? Essa è una “forma” cioè una struttura che può essere analizzata prescindendo dalle persone che la devono far funzionare, cioè riempire.
Per molti secoli la forma dominante fu quella del re. Si riteneva che Dio “ungesse” degli uomini che erano “re” per volontà divina. I popoli si assoggettarono a questa forma che va distinta dai singoli re.
Storicamente si deve fare notare che la civiltà occidentale si fonda su società, che già in antichità avevano eliminato la forma del re come i Greci e i Romani, eppure essa ritornò nelle epoche successive. È utile ricordare che la forma del re dominò l’Europa per più di un millennio.
Oggi quella forma è stata sostituita dalle forme costituzionali che creano le istituzioni moderne. Le monarchie assolute sono sparite perlomeno in occidente. Le forme che hanno sostituito quelle arcaiche però mostrano, a tutte le latitudini, una lontananza dalla società e un’incapacità che viene rilevata da tutti gli studiosi come un formidabile problema sociale.
Un ministero, come il parlamento come il comune o la regione, sono forme cioè strutture strumentali che vengono riempite e fatte funzionare da persone fisiche che si succedono nel tempo.
Rileviamo qui due mancanze sia pratiche che teoriche:
a) Non distinguiamo tra istituzione come forma e le persone fisiche che la occupano. Si tratta di due livelli differenti.
b) Non notiamo che la persona fisica che occupa un’istituzione rappresenta tutti e quindi non può, nel medesimo tempo, svolgere altre funzioni come ad es. quella di rappresentare una parte (o un partito).
In pratica occorre fare delle distinzioni che non sono state fatte: una cosa è avere il pluralismo partitico che si svolge al livello elettorale per ottenere l’accesso alle istituzioni; una cosa ben diversa è occupare un’istituzione che è di tutti ed è stata concepita come strumento pubblico nell’interesse di tutti. Questi due livelli non sono stati mai ordinati per cui accedere all’istituzione che è di tutti si ritiene possibile che singole persone fisiche possano cumulare un ruolo istituzionale e un ruolo partitico. In realtà il cumulo di questi due ruoli costituisce una patologia politica, perché chi occupa una forma istituzionale che è strumento di tutti non può nel contempo avere preoccupazioni relativi ad una parte politica.
Questo è un primo fatto di disfunzione istituzionale che possiamo notare ovunque (in Italia più che altrove)
L’anomalia che si svolge sotto i nostri occhi ed è rivelativa della mancanza del senso delle istituzioni, si vede nel mancato rispetto di questa norma generale, peraltro sancita dall’art. 67 della costituzione che esprime un valore profondo: ogni rappresentante istituzionale non ha vincoli di mandato perché rappresenta l’intera nazione.
Questo significa che lo scontro partitico deve svolgersi ad un livello diverso rispetto a quello istituzionale: non si può essere nelle istituzioni e nello stesso tempo nel partito.
n.b. Ovunque nel mondo mancano leggi sui partiti che non sono costituzionalizzati da nessuna parte. In Italia i partiti hanno fatto la costituzione ma non sono nominati e regolati.
La struttura di un’istituzione politica moderna
I due livelli delle istituzioni
Ogni istituzione politica, resa gigantesca dal percorso moderno, è fatta da due livelli:
1) Il livello burocratico costituito da funzionari professionali che per tutta la vita svolgono quel mestiere. (es. i dirigenti pubblici ai vari livelli)
2) Il livello politico che viene “riempito” da persone fisiche elette o nominate per cooptazione che non hanno natura professionale ma politico\elettiva.
Il funzionamento delle istituzioni dipende dal controllo e dal miglioramento da parte del livello politico della dimensione burocratica la quale è la dimensione del potere e dell’abuso sui cittadini.
In tutti gli stati occidentali non è possibile favorire questo processo perché il livello politico, cioè le persone che entrano per mandato elettivo, non riescono ad aderire alla funzione dell’istituzione perché sono concentrati sull’consenso e sull’immagine propria o del loro partito. Si determina così un patto scellerato assolutamente ignoto e ignorato che rende tutto il sistema disfunzionale. I politici non fanno il “lavoro sporco” di controllo della macchina che è silenzioso e fondamentale per l’efficienza del sistema.
Un corollario di questa situazione è L’abbandono del mandato
Cioè la pratica comune a tutti i partiti (5 stelle compresi e praticamente ovunque in Europa) di interrompere il mandato avuto con un’elezione per candidarsi da un’altra parte. Questa pratica è sconcertante perché rende le istituzioni strumentali alla carriera politica e ne sancisce la disfunzionalità per nulla avvertita da cittadini indifferenti.
Esempi paradigmatici di abbandono del mandato:
Occorre analizzare le forme che permettono questi processi e individuare modelli sociali più evoluti altrimenti non si colmerà il grave ritardo della politica
Seconda parte: Il percorso storico
Questa seconda parte presenta maggiori difficoltà teoriche perché i punti descritti sono oggettivamente difficili da isolare storicamente e da individuare. Contiamo allora sulla partecipazione di tutti per scomporli e renderli più chiari.
La società moderna subisce una grande crescita demografica legata alla maggiore produzione di cibo (Mais, patata, nuove tecniche agricole ecc.) che si ottiene dopo la scoperta delle americhe. Nello stesso tempo si realizzano i processi di secolarizzazione che portano alle prime costituzioni scritte che sanciscono e sviluppano due processi fondamentali per la modernità
a) La divisione dei poteri dello stato
b) La legittimazione elettorale. (come atto esterno alla dinamica istituzionale)
Sin qui siamo nel campo delle conquiste moderne che partono dalla secolarizzione per arrivare alle forme politiche previste dalle costituzioni scritte. Allora dove che si annida la patologia che rende disfunzionali le nostre istituzioni? Come si è storicamente costituita?
Il percorso storico ci mostra situazioni che possono spiegare come si sono create queste anomalie. Tali situazioni sono tendenze moderne che si realizzano a cominciare dal rinascimento e sono per questo difficili da individuare. Ecco le più importanti:
A) Non si abolisce la nozione arcaica e sacralizzante di “sovranità” ma la si colloca al livello del popolo definendola “popolare”
B) Il popolo viene trattato come somma di individui dove è al singolo individuo che vengono conferiti i diritti. Questo processo di autentica crescita civile ignora però i Grumi sociali. L’individuo infatti non è il solo attore sulla scena sociale, oltre a lui ci sono forze organizzate che chiamiamo “grumi”
C) Il focus sull’individuo impedisce il riconoscimento delle forze sociali in campo e la loro influenza. Per questo motivo non vengono concepiti e teorizzati i partiti: le costituzioni scritte illuministiche ignorano i Partiti stabilendo il rapporto individuo-stato come rapporto fondamentale
D) L’attività politica si concentra esclusivamente sul livello degli stati mentre alla società civile è conferita una “politicità” che si riferisce esclusivamente al voto e non può essere efficace e concreta.
Queste vicende moderne sono in grado di spiegare perché le istituzioni contemporanee non possono funzionare
Le vicende italiane
La costituzione italiana è stata fatta da intellettuali che non erano professionisti della politica, che non vivevano di politica (come succede oggi a circa 400 mila persone). Nei decenni successivi si formò un ceto di professionisti che cumulava i ruoli dei due livelli che abbiamo considerato: i capi dei partiti entravano nelle istituzioni dello stato mantenendo la carica partitica: il fenomeno è attuale basti considerare i capi politici attuali da Salvini, a Meloni, Zingaretti ecc.
Il ritardo della politica
Abbiamo già visto la disfunzione istituzionale che si ha quando non si distinguono attraverso leggi i due livelli del pluralismo partitico e del lavoro istituzionale e si confondono creando contraddizioni e distorsione dei poteri e delle funzioni.
Il professionismo politico italiano, che è il più vistoso del mondo occidentale, ha fallito più volte portando il paese sull’orlo del collasso: Furono allora chiamati persone di qualità CHE NON ERANO PROFESSIONISTI DELLA POLITICA: Dini, Ciampi, Berlusconi Monti, Fornero, Conte, Draghi.
Occorre ricordare che il periodo eroico della costituente e della costituzione è stato realizzato da persone che non erano professionisti della politica.
Il mondo del professionismo politico italiano si può sintetizzare nelle coraggiose dichiarazioni di Craxi che affermò, ma con intento assolutorio, che il mondo politico italiano era un mondo basato sull’illegalità.
Le Riforme
Lasciamo aperto questo paragrafo in modo che possano essere individuate collegialmente