Eccoci infine a dare le pagelle, come abbiamo fatto alla precedente tornata elettorale europea nel 2014, in base all'uso di pratiche patologiche come i doppi incarichi e le multicandidature.
Il gioco consiste nell'assegnare un punteggio a ciascuna anomalia, in base alla sua gravità, ed a calcolare lo "score" di ciascuno dei partiti analizzati, per vedere come si collocano in questa speciale classifica della "maleducazione elettorale", in cui "vince chi fa meno".
I punteggi assegnati sono i seguenti:
- Membri del Governo, Senatori, Deputati: 5 punti
- Consiglieri e Assessori Regionali: 4 punti
- Consiglieri e Assessori Provinciali e di Città Metropolitane: 3 punti
- Sindaci (senza distinzione della dimensione della città amministrata): 2 punti
- Assessori e Consiglieri Comunali: 1 punto
- Multicandidature (per ogni candidatura oltre la prima): 1 punto
Ed ecco la classifica individuale, tenuto conto di tutti gli incarichi per ciascun candidato:
- Matteo Salvini (Lega): 70 punti
- Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia): 50 punti
- Silvja Manzi e Marco De Andreis (+Europa): 20 punti
- Silvio Berlusconi (Forza Italia): 12 punti
- Daniela Ruffino (Forza Italia): 6 punti
a seguire tutta la schiera di Deputati e Senatori con 5 punti (li trovate nei post precedenti), mentre, la classifica a squadre risulta essere:
- Al primo posto, ex equo, Lega e Fratelli d'Italia, con 108 punti
- Al secondo posto ancora una coppia: Forza Italia e +Europa, con 72 punti
- Seguono: il PD con 36 punti, La Sinistra con 12 punti, i Verdi con 8 punti e SVP (SudTiroler Volks Partei) con 1 punto.
Il M5S rimane al palo con 0 punti, ripetendo il risultato di 5 anni fa e, visto che vince chi fa meno, aggiudicandosi nuovamente il titolo di vincitore di questa speciale gara di correttezza elettorale.
Una interessante ulteriore graduatoria si può fare considerando invece il grado di assiduità all'incarico politico, cioè il numero di candidati che, terminato proprio in queste settimane il loro precedente ruolo elettivo, si ripresentano per un nuovo mandato. Aggiungiamo in questa speciale classifica del "professionismo politico", anche i parlamentari europei uscenti che si ripresentano candidati per un altro mandato uguale.
Nessun problema quindi di interruzione del mandato, giunto ormai a conclusione, nè sovrapposizioni di incarichi, compatibili o meno; semplicemente un sintomo di quell'attaccamento alla poltrona che spinge molti politici a rimanere in corsa per altri successivi incarichi, incapaci forse di ritornare alla vita normale di semplici cittadini.
Ebbene, qui il M5S guadagna, forse inaspettatamente, la prima posizione: 12 parlamentari europei uscenti, tutti ricandidati (100%), più 9 con incarichi diversi conclusi a giugno 2019.
Anche Forza Italia ricandida tutti (10 su 10, 100%), più 4 provenienti da altri ruoli appena conclusi;
Altri hanno percentuali di ricandidatura al 100%, ma con numeri molto inferiori:
Fratelli d'Italia: 3 su 3, più 3 con incarichi diversi;
La Sinistra, +Europa e Verdi: 1 su 1, più 2, 3 e 1, rispettivamente;
Segue il PD, con 17 ricandidati su 29 uscenti (59%), più 4.
La Lega, infine, ricandida 3 su 6 (50%), più altri 6.
In totale, 48 dei 73 parlamentari europei uscenti si ripresentano (66%), facendoci capire che forse in Europa non si sta poi così male.